Febbraio è un mese corto…

Quella che il bruco chiama fine del mondo,
il resto del mondo chiama farfalla.
(Lao Tsu)

Una farfalla è stata per lungo tempo un bruco, poi si è costruita un bozzolo, è divenuta crisalide, nel buio e nascosta, ed infine è uscita in tutto il suo splendore.
Ed è a partire dall’immagine di una farfalla che esce dal bozzolo che oso introdurre un argomento molto delicato e di cui è difficile parlare. Perché… quale argomento è più complesso e intimo della riflessione sulla morte e il morire? È il momento più importante della vita, dopo la nascita, e ad essa profondamente collegato. Un inizio, una fine, un nuovo inizio. Ne parliamo? Come ne parliamo? Riusciamo a non evitarlo?
Ogni giorno “vediamo” messaggi che mostrano stili di vita prestanti, efficienti, potenti, apparentemente pronti e presenti, come in battaglia, per guerreggiare e vincere.
Illusioni, ideali di vita che si contrappongono fortemente a una realtà quotidiana fatta di milioni di piccole e grandi cose. Non le vediamo, non ci accorgiamo del continuo e inaspettato succedersi di eventi belli ed entusiasmanti, di occasioni di crescita che giungono anche nella forma di vissuti di confusione, difficoltà, conflitto. Un continuo ondeggiare tra emozioni contrastanti che costituiscono il sale della vita… La nostra vita.
La vita contiene tutto e tutto ha un senso anche se non sempre è immediatamente comprensibile, molti eventi appaiono misteriosi, senza ragione, ingiusti ed inaccettabili.
Sto parlando di quei momenti in cui scopriamo che ciò che abbiamo sempre tenuto lontano, pensando che succedesse ad altri, sta succedendo a noi, proprio a noi.
Quando la malattia grave o addirittura una morte improvvisa giunge a sconvolgere la vita, arriva un’onda alta, uno tsunami che travolge tutto e, a volte per lungo tempo, influenza con pesantezza il processo di crescita di “coloro che restano”.
Si può imparare a “stare” in questa fase? Come cogliere il senso e non restarne schiacciati, annichiliti? Si può parlare della morte con “calma”?
Possiamo innanzitutto non negare questo evento e educare noi stessi imparando a coglierne l’importanza, “vedendo”, con uno sguardo profondo, come ogni giorno incontriamo l’occasione di “scegliere” lasciando andare un progetto che non si sviluppa; e allora ci tuffiamo in un’altra situazione creativa, cambiamo percorso, imbocchiamo strade impreviste, scegliamo di chiudere un cerchio per aprirne un altro. Istante dopo istante apriamo e chiudiamo, iniziamo e finiamo, prendiamo decisioni e scegliamo: viviamo.
La natura continua, senza stancarsi, a indicarci la via nel seme che germoglia, cresce, fiorisce, produce frutto e poi muore, rinascendo di nuovo dopo una trasformazione che avviene nell’unione con la terra.
Il bruco crea un bozzolo che rompe per diventare farfalla e volare libera nella meraviglia di essere. E il ciclo si rinnova creando vita.
È a partire da una riflessione sulla vita che possiamo parlare della morte, è vivendo intensamente ogni istante ricordando che accompagnare un nostro caro al fine vita è accompagnarlo alla Vita.
Possiamo parlare della morte con “calma”, iniziamo a parlarne.

PREVISIONI:

Continua il periodo di tempo asciutto con cielo in prevalenza sereno. Alla sera torna qualche riduzione di visibilità. Fino mercoledì le temperature minime resteranno basse, mentre saranno in doppia cifra le massime. I venti resteranno molto deboli, eccetto nella prima parte di lunedì, dove soffierà con forza la bora travestita da maestrale.
Da giovedì cambia circolazione, ci saranno molte più nubi e foschie. Le temperature minime saliranno un po’, mentre resteranno più basse le massime. Venerdì sarà un giorno antipatico.

Hai una casa un po’ piccola: sembra fatta per te.
È diventata la nostra da quando hai appiccicato
tutti i momenti che hai passato con me.
Sopra il frigorifero c’è la mia faccia
e mi fa ridere che sono da tutte le parti.
Girando gli angoli di questo mondo
non posso trovarmi in un luogo migliore
se non tra le tue braccia.
In mezzo a tutte le luci noi siamo gli unici
con le tapparelle chiuse, e non l’ho detto a nessuno
che ho perso la testa e sono pazzo di te…
Non volano farfalle, non sto più nella pelle,
ho perso le emozioni, me le ritrovi tu?
Da questa notte no no non voglio stare male,
dammi due ali per volare:
sei una boccata d’aria!
Hai un elastico tra i capelli per tenerci legati,
non ho nulla a parte te che mi faccia respirare.
Sei una botta di ossigeno in mezzo all’industria,
la vita è un po’ tossica, strappi un sorriso
quando mi guardi con quegli occhi lucidi.
Non sento i limiti nel mio futuro
e non l’ho detto a nessuno
che ho perso la testa e sono pazzo di te…
Non volano farfalle, non sto più nella pelle,
ho perso le emozioni, me le ritrovi tu?
Da questa notte no no non voglio stare male,
dammi due ali per volare:
sei una boccata d’aria!
Volano farfalle sulle lampadine,
attratte come fosse la luce del sole,
come me che tra miliardi di persone
vengo verso di te…
Non volano farfalle, non sto più nella pelle,
ho perso le emozioni, me le ritrovi tu?
Da questa notte no no non voglio stare male,
dammi due ali per volare:
sei una boccata d’aria… sei una boccata d’aria!
(Farfalle, Giovanni Pietro Damian “Sangiovanni” e Alessandro La Cava)

PERSONAGGI DI SHULZ:

Piperita Patty

Capelli a spaghetto, lentiggini, aspetto trasandato e sandali hippie birkenstock, Piperita Patty(all’anagrafe Patricia Reichardt) è un vero maschiaccio.

E’ orfana di madre, il padre a causa dei turni di lavoro è costretto a lasciarla sola a casa durante la notte, per questo lei dorme poco, e poi recupera dormendo sui banchi durante le lezioni, per questo Piperita Patty a scuola è un vero disastro (non che abbia una gran voglia di studiare anche da sveglia) così tiranneggia sui compagni di classe affinché le passino i risultati dei test.

Ma è una eccellente sportiva. E’ bravissima nel football e ha una sua squadra di baseball che allena e, che a differenza di quella di Charlie Brown, non perde mai.

Ha una amica del cuore, Marcie, che la segue ovunque vada e la chiama “capo”, sincera e anticonformista Piperita Patty odia l’autorità e il potere, neanche il suo, e per questo non vuole vivere nell’adulazione.

E’ segretamente innamorata di Charlie Brown, che lei chiama “Ciccio”, ma non è disposta ad ammetterlo neanche con sé stessa. E’ inoltre convinta che Snoopy sia “un buffo bambino con un grosso naso”.

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Alle soglie di Febbraio 2002

Si coltivano rapporti lontani e virtuali,
mentre si trascurano le relazioni umane con la persona della stanza accanto.
(Vittorino Andreoli)

Stare accanto alle persone e tendere loro una mano quando ne hanno bisogno è ciò che davvero ci aiuta a crescere e ad essere persone migliori: siamo noi stessi a gestire la nostra bontà e a poter sorridere al mondo nel modo più bello possibile.
Le persone che ci circondano affrontano battaglie costanti, delle quali noi non sappiamo nulla ed è per questo che, per quanto sia difficile, dobbiamo sempre cercare di essere gentili. Per quanto possa sembrarci strano, spesso sono i piccoli dettagli a fare la differenza.
Certo, non possiamo negarlo, ci sono persone che rendono la vita degli altri più difficile con i loro difetti, i loro complessi e il loro punto di vista, e che godono nel calpestare chi hanno accanto e nel vederli cadere. Questo comportamento può dare a certe persone una sensazione di superiorità che è assolutamente falsa. E va sottolineata la parola “falsa”, perché non è una sensazione reale, anche se, a volte, sembra davvero che alcuni siano al di sopra di tutti gli altri. Eppure, non è così. Quella sensazione è falsa perché non c’è niente di più infimo di fare del male o di rendere difficile la vita degli altri in modo intenzionale.
La bontà è la colonna portante che sostiene la grandezza ed è per questo che diciamo che per essere grandi bisogna stare accanto alle persone e non sopra di loro.
È molto difficile, se non impossibile, sapere cosa stanno passando le persone con le quali abbiamo una conversazione o un qualsiasi altro tipo di interazione. Qualunque siano le loro battaglie, non possiamo precipitarci a valutare né la loro difficoltà, né la loro importanza.
Le difficoltà di ognuno di noi, le nostre lotte, saranno sempre le nostre priorità e, quindi, la cosa più importante al momento di dare una direzione alla propria vita: comportandoci male, giudicando, parlando degli altri in termini offensivi, non facciamo che fare lo sgambetto a quelle persone che vogliono camminare insieme a noi.
È per questo che è tanto importante essere buoni e gentili, perché da un semplice “buongiorno” può dipendere il resto della giornata (anche…nel migliore dei casi) della persona che incontriamo. È fondamentale e gestire questi comportamenti è davvero la miglior ricompensa.
Le brave persone sono fatte di acciaio indimenticabile. Le buone azioni e le mani tese pronte ad aiutare sono il miglior investimento, perché implicano sentimenti positivi, buone esperienze e ottime conseguenze. Non dobbiamo mai ignorare quella parte di noi che aiuta gli altri e che resta al fianco di chi è afflitto dalle difficoltà. Collezionare motivazione, essere il sole nei giorni più bui, non comportarsi in modo prepotente o asfissiante e fare buon uso della propria pazienza sono atteggiamenti che caratterizzano la libertà e la gioia di condividere la propria vita con gli altri. Bisogna anche concedere un margine di errore alle persone che ci circondano, persino a chi ci ha ferito in passato o ci ha fatto stare male. Come abbiamo già detto, ognuno di noi ha a che fare con delle difficoltà che condizionano enormemente il nostro comportamento e, molto spesso, lo fanno in modo silenzioso ed invisibile. Cerchiamo sempre di ascoltare e comprendere e nessuno si creda superiore agli altri perché possiede, perché è più felice, perché ha una maggiore stabilità o più talento. Nel caso in cui non fosse ancora chiaro, la grandezza non ha niente a che vedere con la superiorità e, in fin dei conti, ciò che ha senso e che più conta è offrire agli altri la possibilità di diventare persone migliori e più forti e di crescere emotivamente.

PREVISIONI:

Nonostante un tentativo di sfondamento da Nord a metà settimana, l’anticiclone che ha deciso di svernare da noi quest’anno resisterà. Pertanto il cielo rimarrà sempre sereno o poco nuvoloso. Da domenica le minime torneranno leggermente sotto lo zero, le massime faticheranno a raggiungere la doppia cifra. Ci sarà qualche foschia nelle ore serali. Mercoledì sarà la giornata più ventosa, poi più nulla.

You’ve got the words to change a nation, but you’re biting your tongue.
You’ve spent a life time stuck in silence, afraid you’ll say something wrong.
If no one ever hears it how we gonna learn your song?
So come on, come on, come on, come on…

You’ve got a heart as loud as lions, so why let your voice be tamed?
Maybe we’re a little different, there’s no need to be ashamed:
You’ve got the light to fight the shadows, so stop hiding it away
I wanna sing, I wanna shout, I wanna scream ‘til the words dry out
So put it in all of the papers, I’m not afraid
They can read all about it, read all about it, no oh
At night we’re waking up the neighbors, while we sing away the blues
Making sure that we’re remembered, yeah, ‘Cause we all matter too…
If the truth has been forbidden, then we’re breaking all the rules.
It’s ‘bout time we got some airplay of our version of events
There’s no need to be afraid, I will sing with you my friend.
Yeah, we’re all wonderful, wonderful people.
So when did we all get so fearful?
And now we’re finally finding our voices,
just take a chance, come help me sing this…

I wanna sing, I wanna shout, I wanna scream ‘til the words dry out.
So put it in all of the papers, I’m not afraid
They can read all about it, read all about it
.
(Read All Abut It – pt. III, Emily Sandè)

PERSONAGGI DI SHULZ:

Schroeder

Schroeder (da sempre designato dal solo cognome) è un bel bambino biondo che ha un’unica ragione di vita, Beethoven.
Il bimbo passa infatti le giornate chino su un pianoforte giocattolo, suonando le note del suo compositore preferito, immergendosi talmente tanto nella musica da isolarsi dal resto del mondo. A volte però si diletta a duettare con l’uccellino Woodstock.
A dicembre poi comincia a girare per le strade con dei cartelli sui quali annuncia quanti giorni mancano al compleanno di Beethoven.
Gli unici momenti in cui Schroeder non si dedica a Beethoven sono quelli in cui fa il catcher nella squadra di baseball di Charlie Brown.
Schroeder è un bambino calmo e posato, tranne quando si arrabbia con Lucy per le sue continue domande circa la loro futura ed improbabile vita coniugale.

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Dopo la metà mese…


“Prima di pensare a cambiare il mondo, fare le rivoluzioni, meditare nuove costituzioni, stabilire un nuovo ordine, scendete prima di tutto nel vostro cuore, fatevi regnare l’ordine, l’armonia e la pace. Soltanto dopo, cercate delle anime che vi assomigliano e passate all’azione.
(Platone)

Condividere rende più grandi di quello che si è: più si dà agli altri, più si è in grado di ricevere. La condivisione è un’abilità sociale molto importante per riuscire a costruire delle relazioni sane, forti e per contribuire al benessere e la felicità di tutti. La parola condividere, composta da con-di-videre, significa letteralmente “vedere separati ma con qualcuno”. La condivisione, oltre al significato letterale, significa in senso lato: donare a chi ne ha necessità “la nostra diversità” e le nostre risorse per il benessere di tutti. Dunque si tratta di mettere insieme le proprie idee o i propri mezzi per un beneficio comune. La  condivisione è porta alla felicità grazie alla diversità. E questa non è poi la base su cui si poggiano le relazioni? L’amore e le amicizie si fondano sulla condivisione, sul guardare insieme nonostante i diversi punti di vista, sul valore del dono e dell’aiuto reciproco. Per questo motivo è molto importante insegnare ai bambini il grande valore che assume la “condivisione” nella vita di ognuno di noi e l’importanza di condividere con gli altri le nostre “cose”, materiali o immateriali che siano. Un mondo senza condivisione non si riesce neanche ad immaginare, non esisterebbero più famiglie, tribù, villaggi, città. La conoscenza sarebbe custodita segretamente e quindi non tramandata. non avremmo più passato. La condivisione è, dunque, così importante tanto da essere fondamentale. Per i più piccoli imparare a condividere le proprie cose è il primo passo per imparare il vero valore della “condivisione”. Quante volte infatti abbiamo visto dei bimbi che litigano per un giocattolo ripetendo “Questo è mio!”?
È importante che capire l’importanza della condivisione senza forzare i comportamenti e rispettando i tempi, anche se non è sempre facile e immediato.
Questo processo può essere facilitato a partire dai comportamenti compiamo tutti i giorni.
Ciò che facciamo e il nostro modo di relazionarci agli altri influisce notevolmente sulla crescita di ciascuno: a volte bastano dei piccoli gesti. Imparare e trasmettere la condivisione è un atto d’amore verso l’intera umanità, perché condividere significa anche saper creare delle relazioni e aver cura della felicità altrui. Ecco qui qualche piccolo gesto che fa il valore della condivisione:
•Impariamo a cedere il posto a chi ne ha più necessità, senza perdere la pazienza, al supermercato in fila o sull’autobus mentre siamo seduti;
•Doniamo tempo alle persone che amiamo per condividere con loro momenti, emozioni, felicità e benessere;
•Condividiamo insieme agli altri le nostre cose, imparando ad alleggerire il peso del termini “mio” e “tuo“;
•Evidenziamo l’importanza di condividere sentimenti, pensieri, opinioni con le persone a cui vogliamo bene;
•Esercitiamoci a condividere quanto più possiamo;
•Ricordiamo sempre il valore delle cose, sappiamo non sprecare e ad amare e prenderci cura di ciò che abbiamo;
•Prepariamo pasti più abbondanti in famiglia ed invitiamo qualcuno a mangiare per condividere;
•Se conosciamo persone in difficoltà allora aiutiamole!

PREVISIONI:

Da oggi a mercoledì ci sarà sempre tempo stabile con cielo sereno, salvo il ritorno delle foschie nelle ore serali. Dopo il “caldino” di oggi, le temperature torneranno a scendere e le minime saranno di nuovo sottozero da martedì. Giovedì e venerdì avremo il ritorno delle nuvole, con cielo a tratti molto coperto, ma senza fenomeni. I venti saranno sempre deboli, salvo nel passaggio tra mercoledì e giovedì.

La stanza è distrutta, ma tutto sembra in ordine…
Osservo i fiori secchi, la frutta è poesia.
Costringere i minuti a contenere tutte le parole che ho da dire
non è un impresa facile, ci provo da una vita

I tuoi capelli corti si allungano a comando
e forse sono le mie mani che sognano al contatto.
La cura per le calze e l’ incapacità di fare anche un uovo fritto…
Fisso il quadro e mi perdo nel dettaglio.

Un programma rigido: dieta, frutta, fibre, carboidrati e contagocce.
Puoi dormire con la tele accesa e indigestione facile,
le citazioni prese a caso da quel social network

che ci ha tolto anche il piacere di condividere,
di condividere davvero… E reciti a memoria in lingua originale
un altro autore basco, cugino di un tuo amico.
La cura del dettaglio ti rende meno libero.
Ho letto sulla metro e quasi mi convinco,
se non fosse che già sono uno sbadato
Nel futuro cerco l’approssimativo,

le citazioni prese a caso da quel social network
che ci ha tolto anche il piacere di condividere,
di condividere, di condividere,
di condividere davvero…

(Condividere, Lorenzo Urciullo “Colapesce”)

PERSONAGGI DI SHULZ:

Linus

Linus Van Pelt, è il fratello minore di Lucy, di cui subisce i soprusi, e amico di Charlie Brown(nonostante sia più piccolo di lui). Linus è un bambino calmo, timido e insicuro (tipica è la sua immagine con l’inseparabile copertina mentre si ciuccia il pollice) ma precoce e saggio, è lui infatti l’intellettuale del gruppo, che con le sue considerazioni filosofiche sbalordisce i compagni e risolve i problemi. Ma anche la calma di un bambino come Linus viene messa alla dura prova dalle continue prepotenze della sorella, dalle attenzioni indesiderate della sorella minore di Charlie Brown, Sally (lui invece è innamorato della maestra, Miss Othmar), e dai continui tentativi di Snoopy di impadronirsi della sua copertina.

Sebbene rifletta già sui problemi della vita, si faccia una ragione di ciò che è ineluttabile (a differenza di Charlie Brown), conosca il vero significato del Natale, Linus crede tenacemente nel “Grande Cocomero”, di cui è profeta, che dovrebbe sorgere in un campo di cocomeri ogni anno, nella notte di Halloween per distribuire regali a tutti i bambini buoni del mondo.

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Dopo le Feste… alla metà di Gennaio 2022

Amiamo la notte e la sua tranquillità; e non c’è nessuna notte che amiamo così bene
come quella in cui la Luna è posizionata tra le nuvole.
(Fitz-James O’Brien)

Alcuni linguisti, a fronte dell’origine incerta dell’aggettivo “tranquillus” (tranquillo, calmo, sereno), ritiengono di avere buoni elementi per uscire limitare tela incertezza. Sembra del tutto evidente che tranquillus possa essere connesso col prenome femminile latino tanaquil-ilis (tanaquilla), parola che deriva dalla lingua Etrusca. Supponendo ovviamente che in tranquillus sia entrata, per una paretimologia, la preposizione “trans”. Rimane comunque chi fa derivare la parola tranquillità dal termine latino tranquillitas/atis, composto dal prefisso trans (oltre) e quies/etis (quiete). Questo etimo descrive la tranquillità come una serenità superlativa, da riconoscersi a stati d’animo davvero speciali. Sta di fatto che l’uso comune della parola tranquillità le ha fatto perdere il superlativo, omologandola riduttivamente a un generico stato di calma molto vicino alla imperturbabilità. Per superare questa omologazione semantica e per evitare di confondere la tranquillità con la felicità o con la imperturbabilità, è importante sottolineare il valore del prefisso trans: esso ci dice che la tranquillità è una conquista esigente. Non è un generico “non darsi pensiero”, semmai prendendo le distanze dalla vita o vivendola con indifferenza e leggerezza. Per vivere tranquilli non sono sufficienti gli ameni sedativi che in abbondanza e al prezzo di un rotocalco vengono spesso somministrati.
La condizione di tranquillità esige un’equilibrata disciplina delle passioni, ci insegna Democrito, ed il coinvolgimento di tutta la persona, chiamata a pensare in grande ed a coltivare sogni. Tutto in un quadro di realismo e di disponibilità a investire interiormente e mentalmente molto e sul lungo termine: “Chi vuol vivere con l’animo tranquillo non deve darsi troppo da fare né per le faccende private né per le pubbliche né, qualora si assuma delle occupazioni, sceglier quelle che sono superiori alle sue forze e alla sua natura; deve invece esser sempre pronto a saper rinunciare, anche se gli si volge la fortuna e lo sospinge con le illusioni verso condizioni più alte, e a non accingersi a cosa che sia superiore alle sue possibilità. E cosa più sicura la grandezza moderata che l’esagerata gonfiezza “. Questa testimonianza di Democrito coglie l’esatta cifra esistenziale della tranquillità, intesa come l’unica forma possibile di felicità. L’uomo, infatti, quale essere strutturalmente limitato, viene richiamato alla consapevolezza che la sua felicità è “simultaneità-lampo”, ovvero un frammento d’esistenza di straordinaria intensità e, nel contempo, di fugace durata. Si può, di contro, conseguire la tranquillità, dice sempre Democrito, a patto che ci si renda autonomi dalle cose, o meglio dall’opinione che abbiamo delle cose, attuando un’equilibrata disciplina delle passioni. In altri termini, e tradotto per l’uomo d’oggi, tutto frenesia, iperattività, costante ricerca di appagamento quantitativo, omologato a quello stato di “euforia perpetua”, di felicità a tutti i costi indotta dal Mercato, l’autodominio, il riconoscimento di quello che è in nostro possesso e di quello che non dipende da noi, la capacità di godere dell’essenziale, ovvero di ciò che conta davvero sul piano etico e affettivo costituiscono gli ingredienti – accessibili a tutti! – della tranquillità dell’anima. L’uomo può, così, assicurarsi uno stato di interiore benessere che, pur senza i picchi della felicità, avrà, comunque, durata nello spazio-tempo. Coraggioso sarà, allora, quell’uomo che non investe tutto se stesso nella lotta per primeggiare nel Mercato tecnologico, all’interno del quale crede di poter perseguire l’autentica felicità, bensì colui che, per dirla ancora con Democrito, vive secondo “rettitudine e una cospicua saggezza”.
Di fatto la tranquillità è altro rispetto alla felicità. Senza demonizzarla infatti, la felicità ha durata limitata ed è strettamente legata a un evento percepito come positivo e vantaggioso per la propria vita: un esame superato, un obiettivo raggiunto, un’attesa realizzata. La tranquillità è uno stato d’animo duraturo: non è di per sé una meta, è piuttosto un modo di camminare verso una meta. Questo fa sì che la persona tranquilla non si senta mai arrivata, senza essere però sopraffatta dall’ansia. È consapevole che «la felicità è come una farfalla: se l’insegui non riesci mai a prenderla, ma se ti metti tranquillo può anche posarsi su di te» (Nathaniel Hawthorne).

PREVISIONI:

Oggi pomeriggio permane il tempo buono, con freddo che si fa sentire dal calare del sole. Domani, domenica, tempo più brutto con cielo molto nuvoloso e coperto. In giornata vedremo cadere qualche pidocchio. Le temperature resteranno basse, vento praticamente assente. Da lunedì il tempo torna buono, con cielo sempre più limpido e sereno. Dalla sera ritornano alcune foschie. Martedì avremo un aumento della ventilazione soprattutto nella prima parte di giornata. Temperature sempre verso numeri piccoli piccoli. Mercoledì, giovedì e venerdì situazione in fotocopia: cielo praticamente sereno; le temperature basse (minime ampiamente sottozero, massime tra i 6 ed i 7°).

Ho lasciato i pantaloni in un cortile,
ho perso anche una mano in un vicolo…
Io me ne vado via, io me ne vado via,
dove chiudendo gli occhi senti i cani abbaiare,
dove se apri le orecchie non le chiudi dalla rabbia e lo spavento…
Ma ragioni giusto seguendo il volo degli uccelli e il loro ritmo lento
dove puoi trovare un Dio nelle mani di un uomo che lavora
e puoi rinunciare a una gioia per una sottile tenerezza.
Dove puoi nascere e morire con l’odore della neve,
dove paga il giusto chi mangia e chi beve e fa l’amore,
dove, per Dio, la giornata è ancora fatta di ventiquattr’ore!
E puoi uccidere il tuo passato col Dio che ti ha creato,
guardando con durezza il loro viso,
con la forza di un pugno chiuso e di un sorriso…
E correre insieme agli altri ad incontrare il tuo futuro
che oggi è proprio tuo… e non andar più via…
e non andar più via… e non andar

(Lucio Dalla, “E non andar più via”)

PERSONAGGI DI SHULZ

Lucy

Lucy, all’anagrafe Lucille Van Pelt, è la sorella maggiore di Linus e compagna di scuola di Charlie Brown di cui è coetanea e che tiranneggia ferendone continuamente la sua sensibilità. Lucy è un incredibile concentrato di difetti fastidiosi: è scorbutica, disfattista, irritante, lunatica, imprevedibile, egoista, saputella, mentalmente chiusa, illogica, diffidente, presuntuosa, prepotente, arrogante, fa complimenti solo se sta tramando qualcosa…ma sono proprio tutti i suoi difetti a renderla simpatica.
Lucy è inoltre una bambina con grande senso degli affari, è solita allestire un chioschetto da psichiatra da cui dispensa i suoi consigli a 5 cent, solo gli insulti per Lucy sono gratis. L’unica debolezza di Lucy si chiama Schroeder, che ama non ricambiata. Così passa ore appoggiata languidamente al suo pianoforte giocattolo tempestandolo di proposte di matrimonio.

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EPIFANIA 2022

La gente mi ha sempre interessato, ma non mi è mai piaciuta.
(William Somerset Maugham)

Una delle illusioni più grandi e più pericolose della cosiddetta civiltà del benessere è stata quella che, per vivere, basti assicurarsi i mezzi materiali a ciò necessari; e, poi, lanciarsi all’inseguimento di ogni desiderio, di ogni capriccio, di ogni fantasia. In altre parole, si è dato per scontato (concezione banalmente materialistica dell’uomo) che la persona non abbia alcun bisogno di scopi, né di un progetto esistenziale, e nemmeno di una intenzionalità del proprio agire. Che ad ogni essere umano possa bastare ciò che si crede (a torto) esser sufficiente a uno scimpanzé rinchiuso nella gabbia di uno zoo: banane e noccioline a disposizione, quante ne può desiderare; un tetto sopra la testa, per ripararsi dal freddo e dalla pioggia; e un pubblico benevolo, davanti al quale sfogare, ininterrottamente, il proprio narcisismo e il proprio esibizionismo più sfrenato.
Davanti al fatto incontestabile che mole persone, pur disponendo di cibo, un tetto e qualche lusso, non hanno trovato affatto la serenità, ma sono in preda a nevrosi d’ogni genere, fino a giungere al suicidio, è sorto un esercito di volonterosi persuasori professionisti, psichiatri e psicanalisti, al fine specifico di rimuovere l’origine «irrazionale» del vuoto esistenziale e di persuadere i figli della società del benessere che tutto va bene, che non hanno alcuna ragione di lagnarsi, e che devono solo pensare a godersi la propria vita. Eppure neanche questo basta: molte persone, e spesso le più intelligenti e le più sensibili, continuano a manifestare una fastidiosa e inesplicabile insoddisfazione nei confronti della vita che conducono, a dispetto del fatto che in essa, apparentemente, non manca proprio nulla di ciò che dovrebbe renderle felici: famiglia, case, lavoro, vestiti, automobile: insomma, tutta una serie di cose considerate belle. Incredibile dictu, ma costoro non rispettano il copione prestabilito e soffrono di un inspiegabile senso di vuoto che, secondo molti non avrebbe alcuna ragione di sussistere. La risposta di psichiatri e psicanalisti è stata quella di alzare il tiro: e così si sono messi a scavare, come talpe, negli scantinati e nelle fogne della coscienza, alla ricerca di immaginari traumi infantili, di pulsioni incestuose e omicide, di ogni sorta di segreti vergognosi, per convincere i propri pazienti che loro, e solo loro, sono la causa del malessere che li affligge; o, per dir meglio, non loro, ma quell’altro che ha preso domicilio in loro, abusivamente, usurpando la loro carta d’identità… E invece no. Le ragioni del malessere, del senso di vuoto, della «nausea» di cui parlava Jean-Paul Sartre, hanno probabilemtne a che fare con l’aver tradito le esigenze più autentiche e profonde della persona umana, disconoscendonela vera natura, la ragione di essere al mondo e la sua ultima destinazione. Siccome hanno trovato e messo insieme un certo numero di antiche ossa, i nostri scienziati, indossando goffamente anche i panni del filosofo, pensano di aver capito tutto sull’origine dell’uomo, nonché sul posto che egli occupa nella natura e sul significato della sua esistenza; e sentenziano che, avendo trovato il modo di alimentare sempre il fuoco, tenere lontane le bestie feroci e soddisfare ogni altra esigenza materiale, egli non può aver niente altro da desiderare; a meno che, si capisce, sia malato e bisognoso di cure psichiatriche.
Ogni altra ipotesi suonerebbe per loro come un’eresia inaccettabile e, implicitamente, come una censura al loro modus operandi; mentre essi sono talmente certi e sicuri di avere la verità in tasca, da essere sinceramente persuasi che solo un individuo disturbato può pensarla diversamente; ma disturbato per ragioni e per problemi tutti suoi, che non hanno niente a che fare con le magnifiche sorti e progressive della specie “homo sapiens”…
Ecco, dunque, delinearsi gli anelli di una catena perversa, che impedisce all’uomo di trovare una risposta alle sue legittime esigenze e un conforto nella sua angoscia, perfettamente logica e comprensibile: una scienza che vuol sostituirsi alla filosofia; una filosofia che si riduce a psicologia; una psicologia che si riduce a puro edonismo: ricerca compulsiva del mero benessere individuale, considerato come il bene più alto e come il fondamento della vita morale. Questa catena è il prodotto di uno scientismo che giudica l’uomo null’altro che un animale un po’ evoluto e che, ritenendo (sempre a torto) di sapere cosa sia un animale e quali siano i suoi bisogni, ritiene di aver detto la parola definitiva sulle necessità della vita umana, liquidando una volta per tutte la sua nostalgia verso la trascendenza come una forma di nevrosi (Freud), di alienazione sociale (Marx), di repressione religiosa (Nietzsche).
Invece, se c’interroghiamo onestamente nel profondo del nostro essere, noi sentiamo chiaramente che non è affatto così; anche se il pensiero logico-matematico, che noi (sempre a torto) abbiamo assolutizzato, non è in grado di rendere ragione della nostra inquietudine. “Inquietum est cor nostrum, donec requiescat in Te, Domine“, diceva sant’Agostino: «il nostro cuore smarrito non ha Pace finchè non giunge a riposare in Te, Signore».
Considerare l’inquietudine come una specie di malattia, di deviazione dalla retta via: ecco il grande peccato di orgoglio della modernità, che non ha saputo vedere in essa il contrassegno della natura trascendente dell’uomo, la sua aspirazione al ritorno nell’Essere, dal quale proviene e al quale aspira,  con tutte le sue forze, a ricongiungersi.
Il nostro cuore è inquieto, perché non potrà mai appagarsi soltanto di tutte le belle cose di quaggiù; e non potrà mai mettere a tacere interamente l’istinto profondissimo che lo spinge a cercare qualche cosa d’altro, levando lo sguardo verso le altezze.
Il problema fondamentale, e l’ostacolo più scoraggiante, che la maggior parte delle persone incontrano nel loro anelito verso l’Assoluto, è l’impossibilità di trovare qualcosa in cui credere, qualcuno di cui potersi fidare veramente. E allora bisogna avere l’umiltà di riconoscere che questo bisogno profondo di gettarci a corpo morto in qualcosa in cui credere o in qualcuno di cui poterci fidare veramente, ci è stato dato non per una beffa dei nostri cromosomi o per un disturbo della nostra psiche, ma per richiamarci al senso della nostra autentica natura, del nostro essere nel mondo e della nostra ultima destinazione.
Fortunati, dunque, coloro che avvertono in sé questo malessere, questa perenne insoddisfazione cui non sanno dare un nome, né una causa apparente: è il segno che le loro forze più intime sono ancora vive, e lottano per venire alla luce. Disgraziati, invece, coloro che non avvertono nulla di tutto questo, magari stordendosi con l’aiuto di mezzi artificiali: vuol dire che, di umano, è rimasto loro solo l’involucro…
Il bisogno di credere in qualcosa e il bisogno di fidarsi veramente di qualcuno non sono affatto qualche cosa di estrinseco e, magari, di patologico, come vorrebbe una scienza presuntuosa, che non sopporta di non saper spiegare tutto e di dover ammettere i propri limiti.
Sono, al contrario, bisogni costituitivi dell’essere umano, legati al suo statuto ontologico: deforme, e mostruoso, sarebbe un individuo che ne fosse totalmente privo. Si tratta, perciò, di bisogni primari nel pieno senso della parola: non certo meno primari del bisogno di mangiare e di bere, anche se evidentemente appartengono a un altro ordine di priorità.
È proprio l’aver voluto vedere nell’essere umano soltanto un mammifero evoluto a casaccio (come, del resto, a casaccio sarebbe evoluta ogni altra forma vivente, secondo il darwinismo), che ci ha indotti a ritenere, erroneamente, che di solo pane possa vivere l’uomo.
E, a causa di un tale equivoco, si è finito per considerare come un’anomalia ciò che di più autenticamente umano alberga nella coscienza: l’inquietudine, la nostalgia dell’Altrove.
Se vi sono, in noi, dei tesori così grandi di desiderio d’amore, di fiducia e di pienezza, ciò significa che ci sono stati dati per qualcosa, per una ragione e per uno scopo ben precisi: come una lunga scala mediante la quale possiamo salire in alto, sempre più in alto.
Platone sosteneva che la bellezza sensibile è un mezzo per elevarsi alla bellezza spirituale. La stessa cosa si può dire per tutto ciò che attiene al mondo dei sensi: non sono dei traguardi in se stessi, ma gli strumenti per innalzarci verso la pienezza cui tutti aspiriamo, perché tutti nel fondo dell’anima sentiamo di essere profondamente indigenti.
Meravigliosa è la bellezza del mondo, e sarebbe una grave forma di ingratitudine non rendergliene merito; eppure, non è ancora tale da poterci appagare interamente.
Noi abbiamo bisogno di andare e stare, attraverso di essa, oltre di essa: questa è la giusta direzione da seguire.

PREVISIONI:

Domenica 2 Gennaio tempo stabile, cielo per lo più sereno, temperature miti ed assenza di venti. Lunedì 3 tempo più nebbioso in pianura ma discreto in quota, a causa della nota inversione termica. Nulla di particolare da segnalare. Martedì cielo molto nuvoloso, praticamente coperto. Dalla sera iniziano gocce persistenti anche se non degne di nota particolare. Aumento della ventilazione e lieve flessione delle temperature. Per mercoledì le precipitazioni saranno sempre più decise, con aumento della ventilazione a partire dal pomeriggio e discesa più sensibile delle temperature, tanto che in presenza di precipitazioni intense, nel corso della notte fino a giovedì, faranno la loro comparsa anche vistosi fiocchi di neve. Il giorno dell’Epifania vedrà residua nuvolsità in progressivo dissolvimento, venti più deboli ma calo delle temperature sempre più marcato. In serata e soprattutto in nottata attenzione alle gelate, anche sulle strade. Venerdì tempo buono, ma sempre freddino: le massime non supereranno i 4-5°, anche nelle ore più soleggiate.

In tempi di disperazione la gente crede a quello che vuole credere e noi abbiamo creato quello a cui volevano credere.
(Helena Bonham Carter in Serena Korgen, nel film Terminator Salvation)

PERSONAGGI DI SHULZ:


Woodstock

Woodstock, il piccolo uccellino giallo spettinato e maldestro è l’amico del cuore di Snoopy. Vola solo fino a una certa quota, perché se la supera gli sanguina il becco, nonostante ciò sembra che viva molte avventure straordinarie, che poi racconta a Snoopy, l’unico che riesce a comprendere la sua lingua fatta di tante piccole aste verticali. Inoltre Woodstock svolge il ruolo di segretario personale di Snoopy con grande efficienza, è particolarmente bravo nel battere a macchina le lettere improbabili che l’amico gli detta.
Quando non è in servizio Woodstock o si unisce in duetto a Schroeder, o gioca a baseball nella squadra di Charlie Brown, ma date le sue ridotte dimensioni rischia continuamente di rimanere vittima di pestaggi involontari.

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VERSO IL 2022

Tutti gli anni sono stupidi. È una volta passati che diventano interessanti.
(Cesare Pavese)

Ci troviamo in quel particolare periodo in cui sentiamo che qualcosa sta per finire, mentre c’è altro che si affaccia all’orizzonte: è tempo di bilanci, di riflessioni, di buoni propositi, di progetti e considerazioni. Certo è che il 2021 che si appresta a chiudersi è stato un altro anno strano, difficile, di sofferenza e di privazioni. Un anno che ha lasciato e lascerà in noi ferite profonde, ancora con il distanziamento sociale, le mascherine, gli abbracci mancati, le serrande abbassate, un altro anno che ci ha costretti a dire addio a tante persone, che ci ha fatto cambiare abitudini ed in cui si è discusso più di vaccini e green pass che non di cosa mangiare a pranzo o a cena. Per il 2022 non nutriamo ambizioni ma solo grandi speranze, che speriamo non vengano puntualmente disattese. C’è la speranza che esso ci riporti gradualmente alla normalità, a quella normalità che prima ci appariva scontata, ovvia e verso cui invece ora aspiriamo come a un dono prezioso. Ritroviamo la speranza ed il coraggio per ricostruire quello che è stato compromesso. Ognuno faccia tesoro di quanto ha dovuto subire e guardi con occhi nuovi il tempo futuro.
E poi… Cos’è il tempo senza emozioni? E’ come un cumulo di stracci che ci mettiamo addosso e che ci impedisce di camminare leggeri nella vita.
In questo momento potremmo fare una promessa tutta nuova: buttare via il tempo che abbiamo nella testa e trovare il modo di essere vivo.
Prepariamoci ai giorni e alle notti che si susseguiranno senza mettere reti a confinare cosa è giusto e cosa è sbagliato. Anche la scienza sostiene che il tempo non esiste.
Le emozioni, ma anche l’età, il movimento e perfino la temperatura corporea possono influenzare la velocità con cui ci paiono scorrere i minuti e le ore. Inoltre, c’è un forte legame tra il nostro modo di misurare il tempo e quello di percepire lo spazio. La scienza, insomma, ha dimostrato che l’esperienza del tempo è creata dalla mente.
I fisici dicono che il tempo non trascorre, il tempo semplicemente è. Eppure, nessuno dubita che il tempo passi. Inevitabile che sia così, visto che il cervello misura il tempo. Ma, a volte, sbaglia. A disorientarlo, sono innanzitutto le emozioni. Quando ci sentiamo in pericolo di morte il tempo ci dà la sensazione di rallentare e gli attimi diventano eterni. Ma molti neuroscienziati hanno dimostrato, tramite esperimenti, che quando si ha paura il cervello non pensa più velocemente. In realtà, a causare questa distorsione è la memoria: chi vive un evento fortemente stressante, anche di pochi secondi, dopo qualche giorno “ricorda” che sia durato almeno qualche minuto. Insomma, un evento che ci colpisce genera più ricordi e per questo ripercorrendolo con la mente ci sembra più lungo.
È come se il cervello fosse abituato a una certa intensità dei ricordi che si inseriscono nella struttura temporale.
Se gli eventi fanno sì che i ricordi aumentino, pensiamo sia trascorso più tempo.
Infine ricordo che in diversi paesi è usanza buttare dalla finestra cose vecchie o bruciare qualcosa del passato, che non vogliamo portare più cono noi. Gli esperti della psiche ripetono che non c’è cosa migliore di “lasciare andare”: cose, persone, ricordi. Io spero che l’unica cosa da lasciare andare, o la più importante, sia la convinzione che non ci sia abbastanza tempo. Per migliorare, per cambiare, per iniziare. Insomma, per vivere.

PREVISIONI

Oggi e domani, giovedì, qualche nube sparsa, a tratti cielo coperto. Temperature massime simili alle minime, tra i 4 ed gli 8 gradi. Poi l’anticiclone porterà aumento della ventilazione e delle temperature, ma con diminuzione delle minime e ritorno delle foschie e nebbie nelle consuete ore serali e mattutine. è il fenomeno dell’inversione termica, che porterà “caldo” in quota. 1 Gennaio più coperto e nebbioso.

Di notte a volte l’esistenza perde le sue rotte
e ti trascina lungo il fiume della tua mente
e le risposte non sono mai le stesse:

sarà che hai amato tanto, e adesso sei distante,
o forse hai amato troppo e resti indifferente

con chi promette e non mantiene,
chi dice, “Aspettami” e non viene…

Quante volte ti sei persa e non ti sei mai arresa ,
con quel sorriso che salvezza è a volte anche un’impresa
E se ti guardi dentro vorresti indietro il tempo!

Lo sai anche tu. questa è la tua vita e, anche se fa male,
non rinunciare a darle il senso che vuoi tu:
Cerca l’ironia, continua a respirare l’odore del mare.

Di notte a volte il tuo futuro sembra dietro un velo,
le stelle stentano a brillare su di un cielo nero
e ti tormenti col passato che non hai mai scordato.
..
Quante volte ti sei persa e non ti sei mai arresa,
sai credere in te stessa come prima cosa
e se ti guardi dentro vorresti indietro il tempo!

Lo sai anche tu. questa è la tua vita e, anche se fa male,
non rinunciare a darle il senso che vuoi tu:
Cerca l’allegria, continua a respirare l’odore del mare.

Non c’è un altro modo di essere da come siamo:
i limiti saranno enormi se non li superiamo
e se ti guardi intorno è ancora giorno…

Lo sai anche tu. questa è la tua vita e, anche se fa male,
non rinunciare a darle il senso che vuoi tu:
Cerca
l’armonia, continua a respirare l’odore del mare.
Continua a respirare l’odore del mare… Lo sai anche tu.
(Tiromancino, “L’odore del mare”)

PERSONAGGI DI SHULZ:

Snoopy

Ultimo nato di una cucciolata di otto bracchetti, Snoopy è il cane di Charlie Brown, non parla, ma pensa come un umano e cammina su due zampe, e dorme a faccia in su.
Snoopy trascorre gran parte delle sue giornate a sognare avventure fantastiche sul tetto della propria cuccia (che all’occorrenza diviene: scrivania, con tanto di macchina da scrivere; aereo con fori di proiettili causati dalla mitragliatrice col Barone Rosso, cammello) ha molteplici alter ego, è: scrittore; pilota della I Guerra Mondiale impegnato a combattere il Barone Rosso, giocatore di baseball; tennista; pattinatore; avvocato; Joe Cool, eroe della Legione Straniera, e molto altro, e sempre, ovviamente, di fama mondiale.
Degli altri fratelli si sa poco, l’unico con cui ha un’assidua corrispondenza è Spike, magro e baffuto, che vive nel deserto californiano in compagnia di un cactus.
E’ proprio allo Snoopy scrittore che Schulz affida il proprio messaggio di commiato (“…how I can forget them…”).

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NATALE 2021

Natale è
tenerezza per il passato
coraggio per il presente
speranza per il futuro.

Quest’anno Natale può essere l’occasione per capire come quello che spesso si dà per scontato in realtà non è poi così scontato, che l’assenza è anch’essa una forma di presenza, che un dono è in realtà un qualcosa che si moltiplica…

PREVISIONI

Nubi, venticello, temperatura mite, umidità… Qualche goccia lunedì, va meglio martedì.

“… se ci diamo la mano
i miracoli si faranno
e il giorno di Natale
durerà tutto l’anno”

(Gianni Rodari, finale de “Lo zampognaro”)

PERSONAGGI DI SHULZ:

Sally

Sally è la sorellina di Charlie Brown, che la adora e la protegge.

E’ però molto diversa dal fratello, lui si cruccia per ogni minima cosa, mentre lei non fa altro che cercare la via di uscita più facile per risolvere i problemi. Inoltre lei riesce in tutto ciò in cui lui fallisce, come scrivere con la penna stilografica senza macchiare il foglio, anche perché passa ore ad esercitarsi nella calligrafia.

Non le piace il campeggio, e ha un rapporto di odio-amore con la scuola. Se da un lato cerca in tutti i modi di convincere il fratello a fare i compiti al posto suo, dall’altro non riesce a fare a meno della scuola, tanto che nei giorni di vacanza si reca a farle visita e conversa con l’edificio scolastico, che le risponde.

Nella sua visione delle cose Sally mostra la tipica confusione dei bambini, e quando fa da sé i compiti il risultato è a dir poco originale.

Sino dalla prima apparizione Sally si innamora di Linus, che però non la corrisponde. Ma a differenza di Lucy che si dispera, Sally non sembra soffrire dei continui rifiuti che riceve dall’amato, anzi è disposta a qualunque sacrificio per lui, anche passare l’intera notte di Halloween in un campo di cocomeri nella vana attesa dell’arrivo del Grande Cocomero.

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In attesa del Natale…


Per quanto sprovvista di qualsiasi contenuto, l’attesa è un vuoto che ci riempie
(Emil Cioran)

La parola “attesa” ha una pulizia e un’incisività formidabile. Fra il momento in cui un evento è annunciato o previsto e quello in cui si verifica c’è un lasso di tempo: se ci interessa, in quel tempo attendiamo l’evento. Etimologicamente ad esso siamo rivolti, su di esso siamo concentrati, tesi come il gatto davanti al buco da cui sa che uscirà il topo. L’attesa si riferisce a quell’arco temporale con un respiro molto ampio e con una bella sintesi. Infatti descrive sia l’atto di attendere, sia quel tempo che si passa ad attendere, sia il sentimento che nel mentre abbiamo in cuore. Quindi possiamo dire di essere in attesa dei risultati dell’esame, ci lamentiamo della lunga attesa, e quando gli spettatori stanno prendendo posto in platea l’attesa trepidante per il concerto è palpabile: un tempo vuoto, o annoiato, o emozionato, in cui siamo messi in trazione.
Ora, aspettare viene da “aspicere”, guardare: pertiene quindi qualcosa di specifico, che si “vede” avvicinarsi. Attendere, invece, implica un generico stato di tensione, non necessariamente consapevole della propria meta. Questo tema è piuttosto diffuso nella letteratura novecentesca. Un verso di Montale, ad esempio, recita: “Assente, come manchi in questa plaga / che ti presente e senza te consuma”. Anche qui, dunque, il poeta attende una misteriosa figura salvifica. E la paradossalità dell’attesa si concretizza in un gioco etimologico: è assente, eppure il presentimento intride tutto il paesaggio circostante.
Certo, l’attesa implica anche la possibilità della delusione. Perciò può trasformarsi in un tormento senza scopo, come nella famosa pièce “Aspettando Godot”, o nel romanzo “Il deserto dei tartari.” Eppure dell’attesa non possiamo fare a meno: attendiamo chi ci salvi dalla solitudine; attendiamo di trovare un senso negli eventi che ci capitano. E, banalmente, ad ogni punto e capo o ricorrenza della vita riaffermiamo la speranza nel futuro, a prescindere dai pronostici razionali.
Ancora attualissima, quindi, è la domanda di Pavese: “Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?”
In Lingua Spagnola aspettare si dice “esperar” , perché in fondo aspettare è anche sperare…

PREVISIONI

Per oggi tempo stabile, in serata ricompaiono le foschie. Domani, domenica, cielo abbastanza sereno e le solite iniziali foschie. Poi aumenterà la ventilazione e compariranno nuvole. Le temperature notturne saranno ancora sullo zero, di giorno non si alzeranno molto a causa della scarsa insolazione. Per lunedì sempre tempo stabile e sempre foschie nelle consuete ore. Temperature senza variazioni, ventilazione sempre presente. Martedì sarà il giorno più nuvoloso, soprattutto nel pomeriggio. Mercoledì sarà più sereno, tutto il resto rimane sostanzialemnte invariato. Giovedì e venerdì tornerà il vento che riporta le nubi, a situazione grossomodo invariata.

L’attesa è il cordone ombelicale della vita superiore.
(Søren Kierkegaard)


Chi sei tu… nel tempo che ci fa più grandi e soli in mezzo al mondo,
con l’ansia di cercare insieme un bene più profondo
e un altro che ti dia respiro e che si curvi verso te,

con un’attesa di volersi di più senza capir cos’è…
E tu che mi ricambi gli occhi, in questo istante immenso
,
sopra il rumore della gente dimmi se questo ha un senso:
La vita è adesso
.
(Claudio Baglioni, “La vita è adesso”)

PERSONAGGI DI SHULZ:

Charlie Brown è un bimbo quasi calvo, se si esclude un ricciolo di capelli sulla fronte, che indossa sempre una maglia gialla con una greca nera a zig-zag attorno alla vita e ha l’aria perennemente sconsolata. Ha un sacco di amici, ma nessuno sembra capirlo fino in fondo. Il suo desiderio di piacere ai compagni è una delusione costante, mentre la dispotica Lucy lo bersaglia di continuo. Della sua famiglia non si sa molto, eccetto che il padre fa il barbiere, che ha una sorella, Sally, e un cane di nome Snoopy (che a causa della sua calvizie si riferisce al padroncino come al “bambino dalla testa rotonda”). Nella striscia è l’unico ad essere chiamato sempre con nome e cognome, quasi a sottolinearne la diversità (uniche eccezioni: Piperita Patty, che lo chiama Ciccio e la sua amica Marcie, che lo chiama Charles). Charlie Brown è un bambino mite, timido e maldestro: per scrivere usa una penna stilografica con la quale imbratta tutto il foglio sin dalla prima parola; ha perso la testa per una “ragazzina dai capelli rossi”, ma non ha mai trovato il coraggio di avvicinarla. Ma è anche testardo: nonostante non riesca mai a vincere una partita, continua a giocare a baseball con la sua squadra di cui è capitano e allenatore; non riesce mai a far volare un aquilone eppure continua a provarci. Charlie Brown non si arrende mai, sebbene il suo complesso d’inferiorità sia evidente fin dall’inizio.

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Settimana di metà Dicembre 2021


Più legami abbiamo, più viviamo nel panico, le persone muoiono o ci lasciano, le cose si perdono, si rompono, vengono rubate e a un tratto ci troviamo completamente nudi. Nudi e disperati. Naturalmente siamo sempre stati nudi, ma abbiamo finto di non saperlo, di non vederlo.
(Susanna Tamaro)

Dice Frank Clark che “la cosa più importante che i genitori possono insegnare ai loro figli è come andare avanti senza di loro.” Quando sei giovane e senti di avere in pugno la vita non pensi a queste tragedie, ma se qualcuno inconsapevolmente, ti facesse la domande «cosa significa perdere il papà?» le risposte sarebbero varie e molteplici. Nessuno per onestà intellettuale e forse paura chiede mai cosa significa. Perdere un padre è sentire la terra crollare sotto i piedi, è essere colti d’improvviso da un temporale e accorgersi di non avere l’ombrello, è sentire un dolore nel petto talmente forte e sordo che non ti fa chiudere gli occhi nei giorni, mesi, a seguire. Perdere un padre è sapere di non avergli detto tutto; di non aver avuto quel tempo necessario per fargli capire che il 50% di quello che tu oggi sei è merito suo; di non essere riuscito a mantenere la promessa fattagli quando promettevi che sarebbe andato tutto bene. Lì per lì, il giorno dopo, la settimana dopo non ti rendi conto ancora cosa è successo e le lacrime non scendono. Ma arrivano. Arrivano un giorno mentre fuori piove cercando di confondersi per nascondere il dolore che ti strazia l’anima, che ti fa a pezzettini, che ti contorce le viscere talmente tanto forte che vorresti urlare. Ma è un grido sordo, silenzioso che ti brucia l’essere. Perdere un padre è realizzare che non dirai più la parola “papà” e che forse la prossima volta che la sentirai è perché tua figlia o tuo figlio la pronunceranno. Perdere un padre è ritrovarsi in una piazza affollata, sentirsi soffocare e sapere che nessuno arriverà a prenderti con le sue mani grandi per salvarti dalla furia del mondo, e lì realizzi che devi saperti salvare da solo, che il “tutto bene” deve diventare una menzogna e non una forzata verità. Ti convinci con quella fievole forza e con una mezza bugia che questo dolore passerà col tempo. Forse è vero, forse no, forse non lo so. È quel momento della vita nella quale ti ritrovi davanti a tante persone, tante parole, tante sensazioni ma che tutte, alla fine, ti portano a ricordare la malinconia di un abbraccio non dato, o un bacio negato. Perdere un padre è il cordoglio, è il dolore della morte, è l’incessante ripetersi di  non aver fatto il possibile, è la follia data dal camminare insieme per un tratto della vita e poi, dall’oggi al domani, salutarsi senza essersi detti «ciao» abbastanza volte. Perdere un padre è toccare con mano il concetto metafisico di assenza: è trovare la somiglianza di qualcosa nel presente che ricordi un attimo fuggente del passato; è girare su se stessi aspettando di cadere ed essere risollevati da due braccia forti. Le sua braccia che non arriveranno mai. Ma perdere un padre è, anche, camminare sempre con lui, ridere con lui, pensare alla sua faccia così tanto spesso per paura di dimenticarla. Ci si rende conto che, in fondo, l’essere folli è il modo migliore per mantenere vivo il ricordo quando le foto, gli audio, i filmini non bastano. Ed un tratto senti la libera convinzione di avere il coraggio di vivere qualcosa che non c’è più, qualcosa che è nel vento in una giornata ventosa, nella pioggia in una giornata piovosa e, il più delle volte, in una giornata di sole. Lui amava il sole e il mare. Una cosa è certa: perdere un padre non è perdere la tua vita con lui, non è perdere i ricordi, non è perdere il suo profumo. I genitori sono persone speciali e speciale è la relazione con loro. Ci sono sempre stati, sono le prime persone, il primo affetto, che abbiamo mai incontrato. È, quella con loro, la nostra più antica relazione. Anche se rientra nel normale ordine delle cose che un genitore muoia prima di noi, quando li perdiamo da adulti, rimaniamo spesso sorpresi dallo spessore del nostro turbamento, dal senso di sradicamento e sospensione, dalla profondità e complessità delle emozioni che ci attraversano davanti a questa perdita. Alcune delle reazioni possono addirittura sorprendere o spaventare. Si provano, oltre allo shock, al dolore, ad un senso di intorpidimento, anche rabbia e sensi di colpa. I sentimenti che si vivono sono molteplici e spesso contraddittori e si manifestano quando meno ce lo aspettiamo, creando confusione e stress. Queste reazioni, queste emozioni finiscono spesso per rimanere seppellite sotto il peso degli impegni e delle attività che un adulto deve affrontare, sotto la routine della vita di tutti i giorni mentre sarebbe invece opportuno dare loro spazio ed espressione. Per ognuno di noi la morte della madre, del padre, è una perdita significativa e crea una serie di cambiamenti sia in noi in quanto individui, sia nell’assetto complessivo della famiglia e del rapporto tra le generazioni. Con la morte dei genitori perdiamo parte della nostra storia, parte di noi stessi e delle nostre radici: perdiamo, spesso, un confidente, un amico, un consigliere, un legame affettivo imprescindibile, al di là delle difficoltà che ci possono essere state. È dunque facile dopo la morte di un genitore sentirsi “persi”: all’improvviso, ci si può sentire come un bambino abbandonato, anche se siamo invece degli adulti, spesso con un lavoro, una propria famiglia e una vita propria. La morte di un genitore sollecita la riflessione sulla propria mortalità e ce la fa apparire più prossima di quanto non la percepissimo prima. Cambia, con la morte dei genitori, il rapporto tra le generazioni: all’improvviso ci troviamo in prima linea, non più schermati da chi ci ha preceduto. Se prima eravamo e ci potevamo ancora sentire “il figlio”, “la figlia” di qualcuno, con la loro morte diventiamo noi la generazione più anziana e questo può essere, da una parte uno shock, dall’altra la motivazione ad un allargamento di prospettiva. La morte di un padre solitamente è uno degli avvenimenti più tristi che una persona dovrà mai affrontare nella vita. Tuo padre potrebbe essere stato il tuo migliore amico, un supporto insostituibile, la persona che ti faceva sempre ridere. Potreste aver avuto una relazione difficile, ma ti senti comunque molto turbato per la sua scomparsa. Avrai probabilmente bisogno di tempo per vivere il lutto, il che significa che ti ci vorrà un po’ per elaborarlo prima di stare meglio. Appoggiarti agli altri e impegnarti in una qualche routine può aiutarti. Anche se non supererai mai del tutto la perdita, ricorda che la felicità è dietro l’angolo. Tuo padre vivrà per sempre nel tuo cuore!

PREVISIONI

Sabato resterà stabile e con buon sole. Da stasera, complici la scarsa ventilazione e l’inizio di inversione termica, inizieranno a tornare le foschie. Le temperature di notte saranno ancora inferiori a zero. Domenica vedremo cielo sereno con qualche velatura verso sera. Ancora foschie con umidità che acuirà il senso di freddo. Lunedì, Santa Lucia, inizia con velature residue che poi se ne andranno. Alla sera tornano le foschie. Temperature ancora frescotte, vento praticamente assente. Per martedì cielo sostanzialmente sereno, al netto delle solite foschie nelle solite ore. Mercoledì avremo di nuovo il cielo leggermente sporco, rimangono le foschie e temperature sempre basse. Giovedì interrompe la “ciclicità” delle precipitazioni, che saranno sempre assenti, e resteranno foschie, con meteo costante ed invariato. Per venerdì solita giornata interlocutoria con temperature in leggera ripresa.

Non sai se la vita è un viaggio,
un sogno, un miracolo o una serie di tentativi di sfuggire al dolore,
se è una strada dritta verso l’orizzonte
o se è solo un groviglio.
Ma a volte ciò che conta non è trovare il senso.
L’importante non è sapere, ma essere.
Conta creare legami,
intrecciare la tua mano con quella di un altro.
Conta donare parole e atti di gentilezza.
Conta andare avanti e seminare
e seminare ancora.
(Fabrizio Caramagna)

I “legami umani” sono stati sostituiti dalle “connessioni”. Mentre i legami richiedono impegno, “connettere” e “disconnettere” è un gioco da bambini.
(Zygmunt Bauman, intervista di Raffaella De Santis, La Repubblica)

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La settimana dell’IMMACOLATA CONCEZIONE




“L’interprete è a metà tra cantante e attore, in fondo le canzoni sono delle piccole sceneggiature. Il loro miracolo è intrappolare in soli tre minuti, una storia. Dentro ci sono le nostre vite, ci accompagnano, scandiscono il tempo, ci ricordano un momento preciso, una fase della nostra sistenza, dove stavamo e con chi. I nostri incontri i luoghi che abbiamo visitato. Amori che sono nati, amori che sono finiti. Persona che abbiamo conosciuto, persone che abbiamo perso.”
(Fiorella Mannoia)

Tra musica e memoria c’è un rapporto molto stretto che coinvolge tutti i sensi ad ogni età, ma ancora più in particolari momenti della vita. Tutti abbiamo una canzone che risveglia un particolare ricordo, un fatto specifico, persone, periodi o momenti felici o tristi. A volte basta ascoltare poche note di un brano musicale, o leggere la notizia di un artista scomparso, per venire catapultati indietro di decenni, come si fosse in una macchina del tempo. I ricordi legati alle canzoni non riguardano solo musica, parole e note perché, quando ascoltiamo un brano musicale, il cervello elabora una serie di collegamenti con ciò che stiamo vivendo. Oltre a concentrarci su armonie, melodie ed artisti che interpretano i brani, quando ascoltiamo una canzone ci sono atmosfere, odori e colori, un mondo di emozioni memorizzati nella nostra mente che diventano parte della nostra identità personale. Oggi siamo travolti da flussi infiniti di informazioni, stimoli, immagini e suoni che arrivano da tv, smartphone e dispositivi tecnologici. Vanno di moda i meme da milioni o miliardi di click, tormentoni. Eppure e per fortuna, ci sono volti, luoghi, situazioni, cose ed esperienze della vita reale che oltre ad influenzarci e condizionarci, rimangono fisse in noi, nel bene e nel male. Di sicuro c’è molta memoria nella musica che l’uomo crea ed ascolta. Le statistiche indicano come le canzoni più ascoltate siano quelle di artisti famosi o che hanno avuto molto successo in passato. Per capire perchè il rapporto tra musica e memoria é così speciale bisogna comprendere come i ricordi vengono memorizzati dall’uomo. Secondo gli scienziati la musica ha un ruolo evolutivo, si tratta però di capire perché, specialmente negli anziani, le sensazioni legate alle canzoni sono immagazzinate e recuperate nel tempo più facilmente dei fatti reali. Una ipotesi è che i ricordi legati alle canzoni siano più limpidi perchè riguardano una fase importante della vita giovanile e adolescenziale in cui per la prima volta vengono provate esperienze emotive.
Nella sua evoluzione l’uomo memorizzava i suoni principalmente in relazione al pericolo per sfuggire agli animali o a disastri ambientali, poi, prima dell’invenzione della scrittura, la memoria delle storie epiche veniva affidata alle tradizioni orali attraverso i versi cantati. Oggi la musica evoca esperienze tipicamente positive. I ricercatori hanno scoperto che musica e ricordi sono immagazzinati nella stessa regione del cervello, che poi è anche quella che si deteriora più lentamente. La musica è un importante stimolo cerebrale per la cura dell’Alzheimer e di altre malattie degenerative e può aiutare pazienti gravemente cerebrolesi a richiamare ricordi personali.
O forse, più “semplicemente”, la musica rimane nel Cuore.

La giornata di sabato finirà con tempo inconcludente e dubbioso.
Domani, domenica, il cielo continuerà ad essere in alternanza soleggiato e nuvoloso, scarsa ventilazione con foschie e nebbie verso sera. Lunedì parzialmente nuvoloso, con ancora nebbie e foschie nelle ore serali. Le temperature resteranno frescotte, con qualche gelata. Ventilazione a tratti fastidiosa. Martedì ancora poco nuvoloso, con ampi spazi di sereno, anche se saranno ancora presenti nebbie nelle ore più fredde. Temperature minime in leggero calo, ventilazione ancora irregolare. Per mercoledì, giorno dell’Immacolata Concezione, aumenteranno le nubi in cielo fino a farlo divenire tutto coperto da metà giornata. Ci saranno anche deboli precipitazioni, con gocce di pioggia e qualche fiocco di neve che farà la sua prima comparsa. Le temperature continueranno una sorta di inversione termica, sostanzialmente stabili da noi ma in leggero aumento in alto. Giovedì vedrà le nuvole allontanarsi, le temperature rimarranno stabili, con cifre piccole anche durante il giorno e sensazione di freddo, che si accentuerà venerdì, quando torneranno le gelate all’interno di un quadro interlocutorio, con cielo tranquillo.

“Dimenticare il dolore è difficilissimo, ma ricordare la dolcezza lo è ancora di più. La felicità non ci lascia cicatrici da mostrare. Dalla quiete impariamo così poco.”
(Chuck Palahniuk)

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