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come quella in cui la Luna è posizionata tra le nuvole.
(Fitz-James O’Brien)
Alcuni linguisti, a fronte dell’origine incerta dell’aggettivo “tranquillus” (tranquillo, calmo, sereno), ritiengono di avere buoni elementi per uscire limitare tela incertezza. Sembra del tutto evidente che tranquillus possa essere connesso col prenome femminile latino tanaquil-ilis (tanaquilla), parola che deriva dalla lingua Etrusca. Supponendo ovviamente che in tranquillus sia entrata, per una paretimologia, la preposizione “trans”. Rimane comunque chi fa derivare la parola tranquillità dal termine latino tranquillitas/atis, composto dal prefisso trans (oltre) e quies/etis (quiete). Questo etimo descrive la tranquillità come una serenità superlativa, da riconoscersi a stati d’animo davvero speciali. Sta di fatto che l’uso comune della parola tranquillità le ha fatto perdere il superlativo, omologandola riduttivamente a un generico stato di calma molto vicino alla imperturbabilità. Per superare questa omologazione semantica e per evitare di confondere la tranquillità con la felicità o con la imperturbabilità, è importante sottolineare il valore del prefisso trans: esso ci dice che la tranquillità è una conquista esigente. Non è un generico “non darsi pensiero”, semmai prendendo le distanze dalla vita o vivendola con indifferenza e leggerezza. Per vivere tranquilli non sono sufficienti gli ameni sedativi che in abbondanza e al prezzo di un rotocalco vengono spesso somministrati.
La condizione di tranquillità esige un’equilibrata disciplina delle passioni, ci insegna Democrito, ed il coinvolgimento di tutta la persona, chiamata a pensare in grande ed a coltivare sogni. Tutto in un quadro di realismo e di disponibilità a investire interiormente e mentalmente molto e sul lungo termine: “Chi vuol vivere con l’animo tranquillo non deve darsi troppo da fare né per le faccende private né per le pubbliche né, qualora si assuma delle occupazioni, sceglier quelle che sono superiori alle sue forze e alla sua natura; deve invece esser sempre pronto a saper rinunciare, anche se gli si volge la fortuna e lo sospinge con le illusioni verso condizioni più alte, e a non accingersi a cosa che sia superiore alle sue possibilità. E cosa più sicura la grandezza moderata che l’esagerata gonfiezza “. Questa testimonianza di Democrito coglie l’esatta cifra esistenziale della tranquillità, intesa come l’unica forma possibile di felicità. L’uomo, infatti, quale essere strutturalmente limitato, viene richiamato alla consapevolezza che la sua felicità è “simultaneità-lampo”, ovvero un frammento d’esistenza di straordinaria intensità e, nel contempo, di fugace durata. Si può, di contro, conseguire la tranquillità, dice sempre Democrito, a patto che ci si renda autonomi dalle cose, o meglio dall’opinione che abbiamo delle cose, attuando un’equilibrata disciplina delle passioni. In altri termini, e tradotto per l’uomo d’oggi, tutto frenesia, iperattività, costante ricerca di appagamento quantitativo, omologato a quello stato di “euforia perpetua”, di felicità a tutti i costi indotta dal Mercato, l’autodominio, il riconoscimento di quello che è in nostro possesso e di quello che non dipende da noi, la capacità di godere dell’essenziale, ovvero di ciò che conta davvero sul piano etico e affettivo costituiscono gli ingredienti – accessibili a tutti! – della tranquillità dell’anima. L’uomo può, così, assicurarsi uno stato di interiore benessere che, pur senza i picchi della felicità, avrà, comunque, durata nello spazio-tempo. Coraggioso sarà, allora, quell’uomo che non investe tutto se stesso nella lotta per primeggiare nel Mercato tecnologico, all’interno del quale crede di poter perseguire l’autentica felicità, bensì colui che, per dirla ancora con Democrito, vive secondo “rettitudine e una cospicua saggezza”.
Di fatto la tranquillità è altro rispetto alla felicità. Senza demonizzarla infatti, la felicità ha durata limitata ed è strettamente legata a un evento percepito come positivo e vantaggioso per la propria vita: un esame superato, un obiettivo raggiunto, un’attesa realizzata. La tranquillità è uno stato d’animo duraturo: non è di per sé una meta, è piuttosto un modo di camminare verso una meta. Questo fa sì che la persona tranquilla non si senta mai arrivata, senza essere però sopraffatta dall’ansia. È consapevole che «la felicità è come una farfalla: se l’insegui non riesci mai a prenderla, ma se ti metti tranquillo può anche posarsi su di te» (Nathaniel Hawthorne).
PREVISIONI:
Oggi pomeriggio permane il tempo buono, con freddo che si fa sentire dal calare del sole. Domani, domenica, tempo più brutto con cielo molto nuvoloso e coperto. In giornata vedremo cadere qualche pidocchio. Le temperature resteranno basse, vento praticamente assente. Da lunedì il tempo torna buono, con cielo sempre più limpido e sereno. Dalla sera ritornano alcune foschie. Martedì avremo un aumento della ventilazione soprattutto nella prima parte di giornata. Temperature sempre verso numeri piccoli piccoli. Mercoledì, giovedì e venerdì situazione in fotocopia: cielo praticamente sereno; le temperature basse (minime ampiamente sottozero, massime tra i 6 ed i 7°).
Ho lasciato i pantaloni in un cortile,
ho perso anche una mano in un vicolo…
Io me ne vado via, io me ne vado via,
dove chiudendo gli occhi senti i cani abbaiare,
dove se apri le orecchie non le chiudi dalla rabbia e lo spavento…
Ma ragioni giusto seguendo il volo degli uccelli e il loro ritmo lento
dove puoi trovare un Dio nelle mani di un uomo che lavora
e puoi rinunciare a una gioia per una sottile tenerezza.
Dove puoi nascere e morire con l’odore della neve,
dove paga il giusto chi mangia e chi beve e fa l’amore,
dove, per Dio, la giornata è ancora fatta di ventiquattr’ore!
E puoi uccidere il tuo passato col Dio che ti ha creato,
guardando con durezza il loro viso,
con la forza di un pugno chiuso e di un sorriso…
E correre insieme agli altri ad incontrare il tuo futuro
che oggi è proprio tuo… e non andar più via…
e non andar più via… e non andar
(Lucio Dalla, “E non andar più via”)
PERSONAGGI DI SHULZ
Lucy
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Lucy, all’anagrafe Lucille Van Pelt, è la sorella maggiore di Linus e compagna di scuola di Charlie Brown di cui è coetanea e che tiranneggia ferendone continuamente la sua sensibilità. Lucy è un incredibile concentrato di difetti fastidiosi: è scorbutica, disfattista, irritante, lunatica, imprevedibile, egoista, saputella, mentalmente chiusa, illogica, diffidente, presuntuosa, prepotente, arrogante, fa complimenti solo se sta tramando qualcosa…ma sono proprio tutti i suoi difetti a renderla simpatica.
Lucy è inoltre una bambina con grande senso degli affari, è solita allestire un chioschetto da psichiatra da cui dispensa i suoi consigli a 5 cent, solo gli insulti per Lucy sono gratis. L’unica debolezza di Lucy si chiama Schroeder, che ama non ricambiata. Così passa ore appoggiata languidamente al suo pianoforte giocattolo tempestandolo di proposte di matrimonio.